Il nostro Amen - Lc 16,1-13 | ||
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Dal Vangelo secondo Luca |
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sperperare i suoi averi | La parabola raccontata ai discepoli è incentrata su di un amministratore - che non è il padrone - che sperpera, non gestisce con accortezza i beni affidati. La parabola non parla di furti o di frodi piuttosto di negligenza o incapacità ... sembra di avere l'immagine di uno che si è lasciato andare all'abitudine della gestione, ha abbandonato la dovuta attenzione mentre le cose sono andate a rotoli. Letta così, si ha una immagine molto attuale della vita in cui gli eventi lasciati a se stessi sembrano aver avuto il sopravvento; porre rimedio a tale abbandono sta diventando difficile e faticoso. L'amministratore è nelle condizioni di recuperare la sua dignità e di trovare casa ... sembra la stessa situazione del Figlio che ha sperperato i beni del padre e recuperato se stesso si avvia verso casa (Lc 15,17). L'amministratore viene lodato per la scaltrezza usata nel porre rimedio alla sua situazione che ha due caratteristiche: l'immediatezza e il condono. C'è un rapido cambiamento, una uscita dal torpore di sempre, una reazione nella direzione di una giustizia diversa, di un cambiamento tra il dare e l'avere (si potrebbero percepire gli stessi elementi che Luca racconterà nel cap. 19 a proposito di Zaccheo). |
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ricchezza disonesta | La traduzione attuale usa la parola ricchezza che traduce il termine aramaico māmôn usato la Luca. Mammona è più che ricchezza: è il "tesoro sotterrato", la ricchezza accumulata e improduttiva; alcuni la collegano alla radice ebraica 'mn (da cui proviene il termine amen) che indica affidamento. L'invito è di dissotterrare il tesoro su cui si appoggia la propria vita per renderlo fruttifero, utilizzarlo non per sé ma per farsi "amici". Anche questa sembra una indicazione alquanto vicina a questo nostro tempo in cui i ricchi sono sempre di meno ma con maggiori capitali, mentre la povertà aumenta in quantità e numero. La dinamica finanziaria ha preso il sopravvento sulla produzione creando disoccupazione e tutto quello che ne consegue. Gesù non condanna l'uso della ricchezza, ma l'uso distorto che se ne fa; ci chiede di liberarla, di renderla disponibile per essere orientata, messa nella prospettiva delle "dimore eterne". In altre parole il Signore ci chiede "giustizia" (orientamento verso Dio e il suo Regno) della ricchezza. |
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E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? | Il gioco delle parole e dei significati sembra complicarsi; alla parabola il redattore del vangelo ha assemblato diversi frasi di Gesù che, pur originate in contesti diversi, ci aiutano a comprendere il senso della parabola ed ancor più l'uso della ricchezza; non dobbiamo neppure dimenticare che i destinatari sono i discepoli, coloro che hanno preso la decisione di seguire il Maestro… dunque siamo coinvolti. Le parole usate esprimono contrapposizioni e contrasti tra cose importanti e quelle di poco conto, ricchezza disonesta e quella vera, ricchezza altrui e quella vostra. Tra tutte è particolarmente significativa la richiesta di fedeltà alla ricchezza altrui che ci è già affidata e quella nostra che arriverà in futuro. Si potrebbe dire che quello che possediamo dalla terra alla casa, dalla finanza alla produzione, tutto quello che crediamo di possedere di fatto non è nostro ma ci è solo affidato: la nostra ricchezza, quella vera è quanto abbiamo messo presso Dio, nelle "tende eterne". Dio è il nostro Amen. |